10 Volti

DONNA PLACIDA PASSINO

Tra la gente, le storie di una Comunità raccontate in uno scatto.

Donna Placida Passino, ricca e colta nobildonna nata a Bortigali nel 1830 e morta nel 1897 a Oristano; viene ricordata per la sua grande carità rivolta agli orfani e ai bambini abbandonati, definita come “Madre delle Orfane”.

A Bortigali fondò un orfanotrofio per le bambine povere orfane di madre e istituì anche una scuola dove si insegnava cucito e ricamo, cucina e il galateo.

Proseguì le sue opere di carità a Oristano dove fondò una piccola comunità religiosa con il nome di Figlie di San Giuseppe che dopo la sua morte, nel 1927 si unisce alla omonima comunità fondata a Genoni, diventando la Congregazione delle Figlie di San Giuseppe che tutt’oggi opera in Sardegna e all’estero con numerose case dove si opera secondo l’eredità spirituale della loro fondatrice.

Viene ricordata come una donna saggia e di grande umanità ma lo stesso tempo severa e molto colta.

Eccelsa poetessa scrisse versi in dialetto e in italiano.

Scrisse anche delle pagine interessanti e per quel periodo assai evolute riguardo l’educazione delle orfane.

LEGGI TUTTO

Donna Placida Passino, ricca e colta nobildonna nata a Bortigali nel 1830 e morta nel 1897 a Oristano; viene ricordata per la sua grande carità rivolta agli orfani e ai bambini abbandonati, definita come “Madre delle Orfane”.

A Bortigali fondò un orfanotrofio per le bambine povere orfane di madre e istituì anche una scuola dove si insegnava cucito e ricamo, cucina e il galateo.

Proseguì le sue opere di carità a Oristano dove fondò una piccola comunità religiosa con il nome di Figlie di San Giuseppe che dopo la sua morte, nel 1927 si unisce alla omonima comunità fondata a Genoni, diventando la Congregazione delle Figlie di San Giuseppe che tutt’oggi opera in Sardegna e all’estero con numerose case dove si opera secondo l’eredità spirituale della loro fondatrice.

Viene ricordata come una donna saggia e di grande umanità ma lo stesso tempo severa e molto colta.

Eccelsa poetessa scrisse versi in dialetto e in italiano.

Scrisse anche delle pagine interessanti e per quel periodo assai evolute riguardo l’educazione delle orfane.

FRANCESCO TOLA

Brillante pilota di aeroplano, addetto ad una squadriglia di caccia, dopo numerosi voli di crociera e di montagna, con sereno sprezzo di ogni pericolo, sostenuti vari combattimenti, dando prova di grande perizia  aviatoria e sangue freddo, affrontava con altri apparecchi della stessa squadriglia un potente e ben armato velivolo nemico concorrendo col fuoco della propria mitragliatrice a determinarne la caduta in fiamme (Cielo Forte di Luserna-Trentino) 24 agosto 1917

 

Francesco Tola nacque a Silanus nel 1893, a 17 anni emigrò in America, ma rientrò presto in patria per arruolarsi come volontario.

Nel 1915 riuscì a prendere il brevetto di pilota diventando uno dei pionieri dell’aviazione italiana che muoveva ancora i suoi primi passi.

Orgoglioso delle sue origini, aveva dipinto sul suo aereo da combattimento i colori bianco e rosso della Brigata Sassari.

Fece parte della 71a squadriglia aeroplani da caccia con il grado Sergente.

Iniziò i voli nella zona di guerra alla fine del mese di luglio del 1916, la 71a squadriglia era adibita al pattugliamento nelle aree tra l’Adige e il Brenta, del Pasubio e dell’Ortigara con puntate su Trento, furono questi gli scenari che lo videro protagonista in numerosi combattimenti fino al termine del conflitto nel 1918.

Fu insignito di due medaglie d’argento al valor militare e di numerose decorazioni italiane e straniere, per onorare il coraggio e il senso del dovere.

LEGGI TUTTO

Francesco Tola nacque a Silanus nel 1893, a 17 anni emigrò in America, ma rientrò presto in patria per arruolarsi come volontario.

Nel 1915 riuscì a prendere il brevetto di pilota diventando uno dei pionieri dell’aviazione italiana che muoveva ancora i suoi primi passi.

Orgoglioso delle sue origini, aveva dipinto sul suo aereo da combattimento i colori bianco e rosso della Brigata Sassari.

Fece parte della 71a squadriglia aeroplani da caccia con il grado Sergente.

Iniziò i voli nella zona di guerra alla fine del mese di luglio del1916, la 71a squadriglia era adibita al pattugliamento nelle aree tra l’Adige e il Brenta, del Pasubio e dell’Ortigara con puntate su Trento, furono questi gli scenari che lo videro protagonista in numerosi combattimenti fino al termine del conflitto nel 1918.

Fu insignito di due medaglie d’argento al valor militare e di numerose decorazioni italiane e straniere, per onorare il coraggio e il senso del dovere.

MELCHIORRE MURENU

Nato Macomer nel 1803, Melchiorre Murenu è senza dubbio una delle manifestazioni più significative nel panorama della tradizione storica della poesia in lingua sarda. Lo storico Giovanni Spano, per celebrare la sua grandezza, lo definì “Omero del Marghine”, anche a causa della cecità che lo colpì a soli 3 anni. Morto nel 1854, nella sua vita ha composto circa settanta composizioni ricche di passione civile, di una vis polemica corrosiva e da un fine sentimento amoroso che ne hanno fatto un esempio per i tanti autori che si sono succeduti nella lunga e consolidata tradizione poetica del Marghine.

Melchiorre Murenu nasce a Macomer nel 1803 da Battista Ledda Murenu e Angela Ledda da una famiglia di piccoli proprietari ridotta alla miseria dopo l’arresto e la morte del padre.

Sin da piccolo adotta il cognome della nonna materna e all’età di soli 3 anni perde la vista a seguito del vaiolo. La cecità gli impedisce di studiare e lavorare.

Analfabeta e povero, la natura lo dota di una memoria prodigiosa che gli consente di assimilare i racconti del paese e di formarsi attraverso una cultura derivata anche dai discorsi dei predicatori.

Le sue umili origini lo portano a descrivere…  continua a leggere

LEGGI TUTTO

Nato Macomer nel 1803, Melchiorre Murenu è senza dubbio una delle manifestazioni più significative nel panorama della tradizione storica della poesia in lingua sarda. Lo storico Giovanni Spano, per celebrare la sua grandezza, lo definì “Omero del Marghine”, anche a causa della cecità che lo colpì a soli 3 anni. Morto nel 1854, nella sua vita ha composto circa settanta composizioni ricche di passione civile, di una vis polemica corrosiva e da un fine sentimento amoroso che ne hanno fatto un esempio per i tanti autori che si sono succeduti nella lunga e consolidata tradizione poetica del Marghine.

Melchiorre Murenu nasce a Macomer nel 1803 da Battista Ledda Murenu e Angela Ledda da una famiglia di piccoli proprietari ridotta alla miseria dopo l’arresto e la morte del padre. Sin da piccolo adotta il cognome della nonna materna e all’età di soli 3 anni perde la vista a seguito del vaiolo. La cecità gli impedisce di studiare e lavorare. Analfabeta e povero, la natura lo dota di una memoria prodigiosa che gli consente di assimilare i racconti del paese e di formarsi attraverso una cultura derivata anche dai discorsi dei predicatori. Le sue umili origini lo portano descrivere in modo accorato la condizione in cui vivono le classi più povere della società sarda dell’ottocento. In Povera Sardigna, una delle sue liriche più note, fotografa la vita della popolazione sarda di quel tempo: “Si ti miras sos poveros presentes / non lis osservas sambene in sas laras, / ca sun bivinde ‘e cibos puzzolentes / cun erbas mesu siccas e amaras, / bendidas tott’ a prezios dolentes / sas tancas chi tenian pius caras: / como medas famidos e distruttos / in bassu disisperu sunu ruttos” [Se osservi i poveri d’oggi, non gli scorgi sangue nelle labbra, perché mangiano cibi puzzolenti, erbe rinsecchite e amare, dopo che sono stati costretti a vendere a prezzi iniqui le tanche che avevano più care: adesso molti, affamati e affranti, sono caduti nella più profonda disperazione]. Ancor più celebre è la satira Sos fiagos de Bosa, dove Murenu irride Bosa, la città rivale di Macomer, e i suoi abitanti. I versi potrebbero essere la vera causa della morte del poeta, avvenuta nell’ottobre del 1854: una parte degli studiosi, infatti, sostiene la tesi secondo cui il poeta sarebbe stato ucciso proprio da alcuni bosani, risentiti per le offese rivolte alla loro città.